Jacob (Hamar): ho trascorso un periodo in una piccola città dello Zimbabwe, in Africa, per la mia tesi del master. Era l'unico villaggio nel raggio di molti chilometri ad avere una scuola e un ospedale. Abbiamo installato pompe solari nel villaggio e abbiamo subito notato che avere un'energia affidabile aveva avuto un effetto molto positivo sull'economia e sulla vita delle persone. Si trattava di pompe solari molto piccole e di batterie con una capacità di 10-15 Ah. A titolo di confronto, una batteria di una BMW i3 gestisce 120 Ah.

Ma anche con questa piccola batteria è possibile fornire luce e l'elettricità più essenziale a una piccola scuola o a un ospedale. Tuttavia, è sempre stato difficile reperire questo tipo di batterie. Tornato in BMW, ho scoperto che c'erano molte vecchie batterie di vetture di sviluppo che potevamo utilizzare. E non mancano certo le iniziative sociali che avrebbero potuto utilizzare queste batterie. Il mio obiettivo è creare un'infrastruttura che permetta a tutte queste batterie di trovare una nuova casa. In questo modo, dopo il loro utilizzo iniziale da parte di BMW, vengono testate in modo sicuro e corretto per il loro secondo utilizzo in un progetto sociale.

Jacob (Hamar): vorrei che il nostro mondo si sviluppasse in modo positivo, in modo che ogni persona possa trascorrere una vita felice al suo interno. Voglio che il mio lavoro contribuisca a questo sviluppo.

Stefanie (Wurst): esattamente 30 anni fa ho scritto la mia tesi di diploma sul "marketing orientato all'ecologia". Si parlava, tra l'altro, di prodotto circolare, anche se i termini "circolarità" e "sostenibilità" non erano ancora di uso comune all'epoca. Sono diventata maggiorenne negli anni '80, quando in Germania stava nascendo il movimento ambientalista. A un certo punto, in quel periodo, mi sono resa conto dell'importanza di questo tema. Un recente momento di "consapevolezza" per me è stata la firma dell'impegno di sostenibilità di tutti i titolari di concessionarie olandesi alla presenza di Pieter Nota e Jean-Philippe Parain. In quel momento ho pensato: "WOW, sta succedendo davvero. Quello che sto facendo ha davvero un effetto!"

Stefanie (Wurst): il team MINI e i miei predecessori hanno fatto un ottimo lavoro. Non vedo l'ora di sviluppare ulteriormente il tema del "BIG LOVE FOR THE PLANET", di rafforzarlo e di comunicarlo insieme ai mercati. Anche MINI fa una dichiarazione coerente con la sua offerta di vetture elettriche a partire dal 2030. La MINI Cooper SE è già estremamente importante nel nostro portafoglio prodotti e rappresenta una quota crescente dei nostri veicoli venduti ogni anno, che a sua volta è estremamente importante per BMW Group. Un'altra bella dichiarazione di MINI che si adatta al tema della sostenibilità: "MINI è nata da una crisi". L'etica originale di MINI era l'uso economico delle risorse e dello spazio disponibile. Inoltre, MINI è completamente a suo agio in città. Le emissioni di CO₂ e la sostenibilità sono un problema molto sentito, poiché molte persone vivono in uno spazio ristretto. Con MINI e la sostenibilità tutto si unisce: adeguatezza del marchio, sviluppo sociale ed esperienza di prodotto coerente. Una frase del mio predecessore che ricordo riassume bene il concetto: "Il mondo diventa ogni giorno un po' più MINI".

Roberto (Rossetti): Al momento, la mia attenzione principale è rivolta all'analisi del ciclo di vita delle emissioni di CO₂ per l'intero BMW Group - dagli edifici e dalla produzione a ogni singolo veicolo, a ogni componente e a tutti i materiali sviluppati. L'analisi del ciclo di vita è particolarmente efficace per la protezione contro i danni causati dai cambiamenti climatici e la riduzione della CO₂. È così che creiamo trasparenza. Perché ogni veicolo, ogni processo, ogni edificio produce CO₂ durante il suo ciclo di vita. Quanto più precisamente sappiamo dove si verificano le emissioni, tanto meglio possiamo pianificare i risparmi. In un'azienda sono coinvolti molti elementi. Non misuriamo direttamente ogni valore, ma mettiamo tutto insieme. La scelta dei materiali giusti è altrettanto efficace. La produzione di materiali riciclati genera emissioni di CO₂ molto più basse, riducendo così l'impronta di carbonio complessiva. Inoltre inquiniamo meno l'ambiente quando utilizziamo meno materie prime primarie.

Il nostro obiettivo è quello di riuscire a riciclare completamente tutti i prodotti alla fine del loro utilizzo. Possiamo riutilizzare i riciclati, come nel caso dei materiali di scarto industriali, ad esempio i ritagli di metallo. Inoltre, possiamo ottenere materie prime rinnovabili da piante o biomasse. Le fibre naturali ricavate dal lino sono un argomento molto sentito. Oppure alternative alla pelle a base vegetale realizzate con sughero, cactus o funghi. Possiamo anche sostituire alcune delle plastiche che attualmente sono ancora prodotte dal petrolio, ad esempio con sostituti della plastica ricavati dai rifiuti del legno, che hanno una carbon footprint incredibilmente bassa. 

Roberto (Rossetti): voglio lasciare un mondo bello ai miei figli! Sento persino i bambini piccoli parlare di questo argomento. Mia figlia dice continuamente: spegnete la luce, non fa bene all'ambiente. I nostri figli ne sono influenzati per natura. Voglio lasciare loro il mondo in buono stato. 

Stefan (Fenchel) sono stato curioso della natura fin da piccolo. Ho sempre voluto proteggerla e sostenerla a modo mio. Inizialmente mi sono occupato di ricerca come chimico. Poi però ho deciso che volevo assumermi una responsabilità attiva e portare avanti il cambiamento. Il modo più efficace per farlo è l'industria. Inizialmente abbiamo avviato il progetto "Green Plant" in parallelo alle nostre funzioni di linea, e solo dal 2020 è diventato il mio lavoro a tempo pieno. Arriva però proprio al momento giusto, perché la rilevanza dei problemi climatici è in aumento a livello esponenziale. La riduzione della CO₂ è di particolare importanza.

Stefan (Fenchel): "includere totalmente la sostenibilità in tutte le funzioni di linea. Fare in modo che i responsabili capiscano che la sostenibilità è un modo di fare e di pensare le cose, non un semplice accessorio". Questo atteggiamento è così importante! La sostenibilità non deve essere un'etichetta fasulla o qualcosa a cui prestiamo attenzione solo perché lo vuole il capo. Altrimenti perdiamo ogni credibilità. Non sarebbe altro che "greenwashing", un puro ecologismo di facciata.

Anna (Goldhofer): ho voluto impegnarmi nell'economia circolare da un altro punto di vista e ampliare le mie conoscenze. Hai una delle maggiori leve dirette - e quindi degli impatti - negli acquisti. Uno dei compiti principali dello sviluppo e degli acquisti, insieme ai nostri partner e fornitori, è quello di portare avanti gli obiettivi di riduzione della CO₂, le quote di materiali riciclati e quindi l'economia circolare. Gli acquisti si collocano in un punto cruciale del processo, ad esempio incorporando gli obiettivi di sostenibilità nelle decisioni di aggiudicazione e nella trasparenza della catena di fornitura. Uno degli obiettivi principali quando si parla di sostenibilità nella catena di approvvigionamento è l'aumento della percentuale di materiali riciclati. È fondamentale per raggiungere la nostra riduzione di CO₂ e quindi i nostri obiettivi climatici. Il mercato dei materiali riciclati appropriati, nella giusta qualità e quantità, oggi è ancora gestibile. Ecco perché è così importante contribuire alla sua espansione stimolando la domanda e lavorando così per un'economia circolare funzionante. Uno dei principi fondamentali dell'economia circolare è un sistema economico a cicli chiusi, che garantisce che le materie prime, i componenti e i prodotti perdano il minor valore possibile, che si utilizzino fonti di energia rinnovabili e che si applichi un approccio sistematico. L'industria sarà in grado di soddisfare la domanda di materiali riciclati solo lavorando in modo trasversale secondo questi principi. L'economia circolare contribuisce quindi all'uso responsabile di risorse limitate, ma svolge anche un ruolo chiave nella decarbonizzazione e nel raggiungimento degli obiettivi climatici di Parigi.

Claudia (Maasdorp): credo di sì. È un problema di mentalità più che altro. La mentalità è: devo solo iniziare. E per "devo" si intende ogni singola persona. Guardando all'uso totale delle risorse, in tutti i dipartimenti, in ogni piccolo luogo. Questo è ciò che conta. Ma se non iniziamo dal piccolo, da ogni piccola cosa, non ci arriveremo mai.

Il mio contributo consiste nell'utilizzare struttura e metodo per sviluppare concetti generali insieme ai colleghi responsabili dell'approvvigionamento energetico. Dall'edificio all'impianto. Questo funziona solo se lavoriamo insieme, anche se a volte parliamo lingue diverse. Voglio anche portare questa mentalità nelle tecnologie che attualmente non credono di avere un potenziale di risparmio. Soprattutto, non dovrebbe essere importante se un reparto partecipa o meno ai costi energetici. Tutti devono seguire il percorso. Dobbiamo anche considerare le interdipendenze: se ci affidiamo all'idrogeno come sostituto del gas naturale, da dove verrà la grande quantità di acqua di cui avremo bisogno? L'acqua dolce è già abbastanza scarsa oggi. Dobbiamo sempre chiederci quali sono gli effetti collaterali delle nostre decisioni. Per farlo, però, dobbiamo pensare al di là del nostro personale quadro di riferimento. Possiamo farlo insieme solo se troviamo compromessi e innovazioni e ci aiutiamo a vicenda.

Claudia (Maasdorp): Il nostro stabilimento di Debrecen è già un enorme successo. Ancora una volta stabilirà degli standard in termini di sostenibilità. Non è affatto banale: abbiamo una grande responsabilità, non solo ecologica, ma anche economica. Il nostro team dimostra di essere coraggioso, facendo le giuste raccomandazioni per l'impianto. E l'azienda sta dimostrando coraggio sostenendoli con gli investimenti. Sono orgogliosa di questo coraggio a tutto tondo.